COLTIVAZIONE INDOOR DELLA CANAPA

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Qualsiasi sia la motivazione, se abbiamo il desiderio di coltivare indoor la canapa, dobbiamo considerare che esistono varietà da esterno e da interno quando scegliamola varietà.

Le piante da esterno, anche se di buona qualità, avrebbero bisogno di un adattamento all’ambiente artificiale che richiede generazioni di semi selezionati per ottenere buoni risultati.

Soprattutto in Olanda, questo viene fatto da anni, tanto da essere arrivati negli ultimi anni ad avere un vastissimo catalogo di semi di qualità garantita per tutti i tipi di colture. Nella coltivazione indoor, la genetica viene mantenuta se vengono create le condizioni più adatte.

È stato dimostrato che la genetica di un seme è il fattore più importante che determina la qualità del prodotto finale. Un seme geneticamente “povero”, anche nelle migliori condizioni, darà comunque un risultato modesto in termini di qualità specifica della resina prodotta.

La pianta di canapa ha due fasi della sua vita, ovvero la fase vegetativa e quella della fioritura. La fioritura inizia quando la pianta percepisce che la durata del periodo di luce solare si accorcia, indicando l’approssimarsi dell’autunno che coincide con la fine del suo ciclo vitale. Quando il giorno comincia ad essere più corto della notte, la pianta inizierà a fiorire indipendentemente dalle dimensioni raggiunte.

COLTIVAZIONE INDOOR DELLA CANNABIS

Coltivando indoor, la fioritura può essere forzata attraverso l’esposizione alla luce artificiale. Quindi il coltivatore si sostituisce a madre natura e può decidere quando sia giunto il momento ideale per far fiorire le proprie piante.

La luce solare ha molti raggi ultravioletti che brucerebbero una pianta cresciuta indoor con luce artificiale, se spostata repentinamente all’esterno. Nel caso decideste o foste costretti a determinare questo cambiamento, l’adattamento dovrà avvenire in modo graduale.

È opportuno improvvisare una piccola serra che possa riparare parzialmente le piante dalla luce solare diretta, soprattutto negli orari più caldi. Entrambe le coltivazioni indoor e all’esterno possono portare a risultati eccellenti. Nella prima il coltivatore ha maggior controllo, spese e la possibilità di coltivare tutto l’anno indipendentemente dalle stagioni.

Nel secondo caso sicuramente c’è un vantaggio economico dovuto alle minori spese soprattutto elettriche e di attrezzatura. Il raccolto è limitato ad un solo ciclo annuale e le piante sono di fatto esposte a intemperie e parassiti che difficilmente sono presenti coltivando indoor.

ILLUMINAZIONE

Le luci fluorescenti sono state utilizzate per molti anni per la crescita delle piante indoor.

Dall’avvento delle lampade ad alta pressione: lampade a vapori di sodio (HPS) e ioduri metallici (MH), le altre lampade sono diventate obsolete, ad eccezione di quelle fluorescenti che continuano ad essere utilizzate con successo.

Molti coltivatori scelgono le luci LED full spectrum che emettono spettri di luce molto vari e adatti a tutte le fasi della crescita, con il vantaggio di essere silenziose e non emettere quasi calore.

I bulbi MH (metal-halide), come le lampade fluorescenti del tipo cool white e quelle del tipo gro-luxe sono ideali per la crescita vegetativa e sono adatte alla germinazione e clonazione delle giovani talee, poichè emettono una luce generalmente bianca.

I bulbi HPS sono invece ideali per la fioritura e adatti alla crescita poichè emettono spettri di luce calda con colorazioni dall’ambra all’arancione, quindi simili alla luce naturale tipica dei mesi verso la fine dell’estate.

Le lampade ad alta pressione sono delicate e pesanti, quindi devono essere fissate saldamente con catene o pulegge, anche perchè la luce dovrà salire man mano che le piante crescono. Inoltre hanno bisogno di un ballast per poter funzionare.

In caso di utilizzo di luci fluorescenti dobbiamo pensare che il blu o il freddo siano più adatti alla crescita e il rosso o il caldo lo siano fioritura. Le distanze consigliate dalla luce alle punte delle piante dipendono dal tipo e la potenza della lampada. Per esempio utilizzando lampade fluorescenti la distanza può essere minima dalle cime delle piante visto che generano pochissimo calore.

La distanza per un bulbo HPS da 400 W invece dovrà essere mantenuta durante il ciclo ad almeno 50cm di distanza dalle cime delle piante. Questo comporta la necessità di aggiustare spesso l’altezza delle luci man mano che le cime delle piante crescono per evitare di bruciarle.

Il fabbisogno di luce della marijuana è compreso tra 10.000 e 30.000 lumens per mq

SUBSTRATI DI CRESCITA

TERRA

I substrati di coltivazione sono ciò che comunemente chiamiamo suolo.

Tutto ciò che viene utilizzato deve essere sterilizzato e non deve essere utilizzato terreno vecchio o di provenienza dall’esterno, poiché potrebbe contenere parassiti. Le miscele di terricci per piante da interno sono generalmente sterilizzati, in alternativa puoi creare tu stesso il tuo mix. 

Le caratteristiche fondamentali dei materiali da tenere a mente sono soprattutto la capacità di ritenzione idrica, e quella drenante. Il substrato di crescita ideale è composto da un mix che combini ottimalmente questi due elementi.

Nelle colture idroponiche i substrati utilizzati sono inorganici e privi di nutrienti, essendo questi diluiti nell’acqua. Nelle colture tradizionali invece vengono utilizzati materiali organici non sterili come la torba, l’humus di lombrico, stallatico, letame e compost. Tutti questi elementi possono trasportare spore di funghi, larve e uova di parassiti.

Molti dei materiali inorganici utilizzati invece non contengono alcun nutrimento. Sono stati originalmente concepiti come isolanti per l’industria e solo successivamente sono stati introdotti nel giardinaggio per le loro caratteristiche.

Eccone alcuni tra i più comuni:

Perlite: vetro espanso, forma piccoli granuli bianchi, che si sbriciolano quando pressati. Materiale molto leggero e drenante. Inoltre, fornisce una buona aerazione.

Vermiculite: Trattiene l’acqua nelle sue fibre in grandi quantità consentendo allo stesso tempo una buona aerazione. È molto leggero ma non permette un ottimo drenaggio. Generalmente viene commercializzato in tre misure, la più fine viene utilizzata per la germinazione e clonazione come substrato principale. La vermiculite più spessa viene invece utilizzata nelle miscele.

Argilla espansa: consente una grande aerazione e un buon drenaggio, anche se trattiene un po’ di umidità. Viene utilizzato in miscele e come fondo drenante nei vasi.

Pietra lavica o vulcanica: ha le stesse caratteristiche dell’argilla espansa, ma ha un peso specifico superiore. Può trattenere più umidità poiché la sua superficie è più porosa.

Sabbia grossolana: il tipo usato nel giardinaggio, negli acquari, o anche il tipo usato in costruzione, anche se deve essere lavato. Ha le stesse caratteristiche della vermiculite ma con maggiore drenaggio e peso.

Lana di roccia (rockwool): è anche un isolante termoacustico. Trattiene l’acqua e consente una buona aerazione che lo rende un buon mezzo di germinazione. La lana di roccia tende a basificare l’acqua, quindi è conveniente annaffiare con un pH basso a bilanciare. È un mezzo molto pratico e relativamente economico, oltre ad essere riutilizzabile.

Le miscele proposte di seguito contengono tra il 40-50% di materia organica e il 50-60% inorganico. I materiali inorganici sono riciclabili come lo sono le miscele se ripulite dalle radici e integrate con nuova materia organica.

  • 3 parti di humus e torba
  • 2 parti di perlite o/e argilla
  • 1 parte di vermiculite o/e sabbia

Altre miscele potrebbero essere torba-perlite o torba-argilla espansa al 50%, in alternativa si potrebbe usare humus-torba o unire tutti e quattro in parti uguali. Insomma, ogni mix deve rispettare i criteri citati. Ne esistono in commercio già sterilizzati e pronti all’uso.

CONTENITORI

Bisogna considerare che in natura le piante non hanno limiti alla crescita delle loro radici. Coltivando indoor o in vaso invece limiteremo la crescita alla dimensione dei contenitori che scegliamo. Inoltre ogni trapianto traumatizza le piante rallentando la loro crescita.

Dobbiamo considerare le dimensioni dei contenitori in relazione allo spazio di cui disponiamo, quindi trovare il giusto compromesso. Direi che la capienza minimo di un contenitore deve essere di almeno 8-12 litri, scegliendo la dimensione maggiore quando possibile. Contenitori maggiori daranno risultati migliori.

Soprattutto crescendo in growbox dovremo spostare e girare le piante su se stesse per permettere una crescita uniforme, quindi i materiali utilizzati dovranno essere il più leggero possibile.

SPAZIO E CONDIZIONI AMBIENTALI

È importante conoscere le condizioni atmosferiche che vogliamo creare quando si tratta di scegliere la posizione di montaggio ideale. Le piante di cannabis sono in grado di resistere temperature comprese tra 10 e 40°C. La temperatura dovrebbe comunque essere mantenuta tra 18 e 30°C, rimanendo idealmente nella media.

La canapa è in grado di assorbire anidride carbonica (CO2) dall’aria in una concentrazione molto superiore a quella che si trova nell’atmosfera. Le piante crescono più rapidamente e rigogliosamente aumentandone la concentrazione.

Ottimi risultati si possono ottenere senza complicare eccessivamente i vostri sistemi semplicemente permettendo l’entrata nello stesso di aria fresca dall’esterno che fornirà il CO2 richiesto. L’aria deve essere movimentata tramite un ventilatore interno all’impianto, Il sistema avrà quindi bisogno di una presa d’aria, e un estrattore di aria verso l’esterno della growroom.

In breve, è fondamentale che l’aria circoli e che ci sia un ricambio della stessa. I ventilatori funzioneranno solo quando la luce è in funzione.

L’umidità dell’ambiente dovrebbe mantenersi tra valori compresi tra il 40 e il 60% e può essere monitorata insieme alla temperatura usando un termometro-igrometro.

Le dimensioni del sistema dipendono da molti fattori, dalle piante che intendiamo coltivare e deve trovare riscontro nella potenza delle luci di cui si dispone. Inoltre occorre assicurarsi di non posizionare il sistema nei pressi di altre piante e vegetazione che potrebbero introdurre parassiti, e che sia possibile mantenere un oscurità totale all’interno del sistema durante il ciclo “notturno”.

IRRIGAZIONE

La canapa ha bisogno di una grande scorta d’acqua durante tutto il processo, specialmente durante la crescita vegetativa. Se si utilizza acqua del rubinetto non è una cattiva idea lasciarla “riposare” per un giorno prima di usarla per annaffiare le piante, in modo che il cloro presente possa evaporare.

Il pH dell’acqua deve possibilmente essere neutro o leggermente acido. Un pH ottimale è compreso tra 6, 5 e 7.,2.

Il pH ha una scala da 1 a 12 in cui 7 rappresenta il pH neutro, 1 il più acido e 12 il più basico/alcalinoÈ importante misurare periodicamente il pH di acqua e terreno mescolandoli insieme.

Valori distanti da quelli riportati sopra possono compromettere un buon sviluppo delle piante. Esistono diversi metodi per misurare il pH che non costano molto, ma offrono un potente strumento.

Un pH troppo acido può essere corretto con l’aggiunta di calce idrata o bicarbonato. Un pH troppo alto può essere corretto aggiungendo acido nitrico, oppure semplicemente aceto o limone.

Riguardo all’irrigazione, sappiamo che all’interno del sistema l’acqua evaporerà in parte a causa del calore generato dalle lampade. Le piante devono passare brevi periodi di “siccità” tra un irrigazione e l’altra. Meglio aspettare che il terreno in superficie sia un paio di centimetri asciutto prima di procedere con una nuova irrigazione.

Le piante finirebbero per marcire se le innaffiature sono eccessive, al contrario noteremo le foglie inferiori seccarsi.

In altri articoli parliamo maggiormente nel dettaglio dei fabbisogni nutrizionali delle piante di cannabis, dei più comuni parassiti e dei problemi più frequenti derivati da carenze nutrizionali e condizione del sistema migliorabili. 

Buona coltivazione a tutti!

 

 


 

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